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Con il Guerrilla Gardening il giardinaggio diventa politico

di Alessia 25 luglio 2008

Una forma di giardinaggio insolita e ‘rivoluzionaria’. Così può essere definito il Guerilla Gardening. Nato nel 1973 a New York per opera di Liz Christy (all’epoca si chiamava Green Guerilla), questo tipo di giardinaggio politico, cerca di riportare spazi urbani aridi ed inospitali, al loro stato naturale o comunque donargli nuova vita piantando fiori e piante. Gli attivisti della Guerrilla Gardening operano quasi sempre di notte e, in modo del tutto pacifico, si riappropriano di terre abbandonate o di intercapedini cittadine, come spartitraffico o desolate aiuole. Altri Gardeners, invece, compiono le loro azioni alla luce del giorno, a volte coinvolgendo anche le comunità locali.

Spesso si trattata di ambientalisti o di gruppo legati alla Critical Mass, stanchi di vedere una città grigia e triste. Dopo avere identificato una zona, studiato attentamente il terreno ed essersi consultati attraverso Internet, i Gardeners, armati di vanga e badili compiono la loro missione.

All’estero il Guerrilla Gardening è molto diffuso ed ora si sta affermando anche nel nostro paese. A Torino, dal 22 ottobre 2007 opera il gruppo Badili Badola (il termine “badola”, in piemontese, significa “bighellone”),  nato da una costola del MeetUp di Beppe Grillo. “Chiunque – si legge in un loro comunicato – con un piccolo grande gesto, può dare un valore aggiunto al posto in cui vive, al suo tessuto sociale, alle relazioni che instaura nella propria vita anche con chi è diverso da sé”. I Badili Badola sono un gruppo che, in totale autofinanziamento, cercano di rendere più spontanea e gioiosa la cura dell’ambiente da parte di tutti. L’ultimo ‘attacco’ in Italia in ordine temporale è stato quello del Gruppo Salvaguardia Casalucese, in provincia di Caserta, del 29 aprile 2008.

Molte informazioni sui vari attacchi nel nostro paese sono disponibili sul sito www.guerrillagardening.it.

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