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L'impresa impossibile di coltivare un'orchidea

di Alessia 28 maggio 2008

Ho fatto una pazzia e mi sono comprata delle orchidee, forse la pianta più difficile da coltivare che esiste. Mi sono sempre vantata di avere il pollice verde ma questa volta è quasi ‘mission impossible’. Ho acquistato una Phalaenopsis cioè l’orchidea più diffusa e conosciuta. Questo tipo di orchidea è originaria delle Indie orientali, delle Filippine e dell’Indonesia. I fiori sono composti da grandi grappoli con colorazioni che possono variare dal bianco, al rosa, al salmone, al violetto a seconda delle diverse specie.

Il nome particolare di questa orchidea deriva dalla sua forma che ricorda quella di una farfalla mentre sta spiccando il volo: “Phalaena = farfalla” e “Opsis= simile” e gli sarebbe stati dato dal botanico C. L. Blume nel 1752. La temperatura ottimale per coltivare le Phalaenopsis è di 16 C° come temperatura minima e 23-24C° come temperatura massima. Devono assolutamente disporre di un alto tasso di umidità e di una buona ventilazione.

Naturalmente non mi sono imbarcata in questa avventura in modo inconsapevole. Ho immediatamente acquistato un manuale che mi potesse dare una mano in questa difficile, se non impossibile, impresa. Ho preso il libretto di Giancarlo Pozzo, famoso vivaista di Morosolo, “Orchidee. Guida alla coltivazione in casa della Phalaenopsis” edito dalla Mulino Don Chisciotte, (euro 3,50). Questo manuale fornisce una serie di consigli utilissimi, semplici e facile da seguire su come coltivare un’orchidea.

Il concetto che sta alla base di questo libro è quello che se si riesce ad allevare un’orchidea, che viene considerata la madre di tutte le coltivazioni, allora può ambire a diventare un bravo giardiniere.

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